domenica 6 marzo 2011

Francesco Bruni tra regole, Olimpiadi e match race

America’s Cup, Francesco Bruni tra regole, Olimpiadi e match race
Redatto da Zerogradinord il 5 marzo 2011 @ 19:31
Miami – Le nuove regole destinate a governare il match race in Coppa America sono state il principale oggetto di un’interessante chiacchierata tra Francesco Bruni e Zerogradinord.it. Il talento palermitano, già skipper di Azzurra e attualmente impegnato come tattico di Vincenzo Onorato nelle aque di Miami, ha parlato anche della scelta di tentare le selezioni olimpiche con la Star e della sua passione per l’uno contro uno.
ZGN: Ciao Francesco e grazie del tempo che ci stai concedendo. Partiamo dall’argomento del momento: hai avuto modo di leggere le nuove regole per il match race in Coppa America? Qual’è la tua prima impressione?
FB: Beh, partiamo dal presupposto che i cambiamenti introdotti mirano proprio a rendere il match race interessante anche utilizzando i multiscafi. ISAF e Defender, nello stilare le nuove regole, hanno capito che riadattare semplicemente le vecchie norme non sarebbe bastato per rendere le regate interessanti. Anzi, sarebbe potuto essere quasi pericoloso. Pensiamo, ad esempio, all’individuazione della zona d’ingaggio in corrispondenza dei giri di boa: questa resterà di tre lunghezze solo per la prima boa al vento, mentre in tutte le altre diventerà di sei lunghezze. Si tratta senza dubbio di un cambiamento notevole. Altra cosa molto particolare, che non ti nascondo mi lascia un po’ dubbioso, è il nuovo sistema di assolvimento delle penalità. Non si tratterà più di compiere un giro su sé stessi, ma si verrà rallentati forzatamente dai giudici, dai quali dipenderà la decisione di quando farti ripartire. Se ho ben capito, i giudici saranno sia in acqua che in una stanza di regia con telecamere e quant’altro, e ti faranno rallentare sino a quando non riterranno riparato il danno subito dall’avversario in seguito alla tua manovra errata. Questa mi sembra una forzatura, un qualcosa di poco dinamico, anche se, probabilmente, un giro su sé stessi, a bordo dei catamarani, risulterebbe molto più penalizzante.
ZGN: Guardiamo allo spettacolo. Pensi che il pubblico farà fatica a capire il nuovo sistema di penalizzazione?
FB: Credo di si. Specie chi sarà chiamato a commentarlo farà fatica a illustrarne il funzionamento. E’ un sistema che, di primo acchito, appare macchinoso. Ma non lo criticherei sotto questo punto di vista. Quello che mi lascia dei dubbi, dal punto di vista della spettacolarità, è vedere un barca che rallenta, molla le vele, si ferma e poi riparte, liberata dagli umpire. Mi pare molto meno spettacolare del vedere una barca che fa un giro su sè stessa proprio sulla linea di arrivo, mentre sta sopraggiungendo l’avversario. Questo a mio parere rappresenta un danno per la spettacolarità della regata. D’atro canto, però, mi rendo conto che compiere un giro su sé stessi con un catamarano è un’operazione che può costare parecchio in termini di tempo. Insomma, è materia delicata, che certo merita di essere debitamente approfondita.
ZGN: Secondo Torvar Mirsky la norma relativa al sistema di penalizzazione lascia troppo spazio all’interpretazione degli umpire e, di conseguenza, si corre il rischio di strascichi polemici in banchina. E’ un rischio concreto?
FB: Si. E’ un commento giusto. Pensiamo, ad esempio, che nel match race le critiche mosse agli umpire riguardano quasi esclusivamente la decisione di utilizzare la bandiera rossa per comminare una penalità immediata. E le critiche nascono proprio sul metro di giudizio impiegato dagli arbitri per estrarre o meno la bandiera rossa. Credo che attorno a questa norma si accenderanno numerosi scambi di opinione. D’altronde, va aggiunto, non tutti i sistemi sono perfetti e sinceramente non ho pensato a un’altra soluzione adeguata. Per esempio gli Extreme 40 usano come penalità, anziché un giro completo, una virata quando sei di bolina e una strambata nelle andature di poppa…
ZGN: Importanti cambiamenti riguarderanno anche le procedure di partenza. Invece che ai quattro minuti, si entrerà ai tre e la barca che entra con mure a dritta entrerà quindici secondi dopo l’vversario…
FB: Hai detto bene: anche questa è una differenza abissale. Nel nuovo match race di Coppa America non ci sarà più il dial-up perché si è data la possibilità alla barca entrante con mure a sinistra di incrociare a prua dell’avversario. Inoltre si è ridotto il tempo del pre-partenza, ma forse non è un male visto che, senza dialup e circling, difficilissimi da fare con il catamarano, sarà inevitabilmente noioso. Credo che gli equipaggi si limiteranno ad un’andatura al lasco sino al raggiungimento della layline del Comitato di Regata. Una volta raggiunta la giusta posizione stramberanno e vireranno per portarsi verso la linea.
ZGN: Chi entra mure a sinistra, par di capire, non sarà così svantaggiato come invece accade con il sistema classico…
FB: Bravissimo, è proprio così. Hanno consentito a chi entra mure a sinistra di incrociare a prua dell’avversario perché si sono resi conto che due catamarani che vanno in dial-up diventano incontollabili. E’ inevitabile che si fermino sull’acqua e la nuova Coppa America punta sulla velocità. Di conseguenza, in questa fase, ne risentirebbe lo spettacolo e i catamarani giocherebbero un gioco che non è il loro.
Come dicevi tu, ci sarà un allontanamento dalla linea con la barca mure a sinistra che incrocia a prua dell’altra, poi un riavvicinamento con un po’ di fish tailing, cioè con il classico gioco della barca dietro che spinge la barca davanti, e, infine, il time on distance per il corretto approccio alla linea. Tutto molto semplificato. Non ho paura di essere smentito quando dico che, sicuramente, questa parte sarà poco spettacolare.
ZGN: Questa era una delle due notizie principali della settimana. La seconda, che sta avendo grande seguito sui siti di vela italiani, riguarda la tua intenzione di tentare la qualifica per i Giochi di Londra 2012…
FB: Già… la Star non mi è mai passata di mente. Ho dovuto metterla da parte perché durante i due anni passati, tra Azzurra, il match race e altri impegni, sono stati desi di avvenimenti. A sgombrare a mente dai possibili dubbi residui sono state le selezioni molto semplici decise dalla Federvela: si corre tutto nel giro di un mese e mezzo e questo mi ha invogliato a riprovarci. Lo faccio con lo spirito di chi si si vuol divertire. Navigare in Star mi è sempre piaciuto, è sempre stato un piacere farlo e, visto che in questi mesi ne ho la possibilità, ci provo. Mi rendo conto che non sarà facile superare le selezioni: Negri, Celon e gli altri si stanno preparando con impegno da più di due anni. Il fatto che non abbiano avuto grandissimi risultati mi lascia sperare un po’, però so bene che sarà molto difficile.
ZGN: Quando si parla di Star, si parla anche di progetto vele, barca, ecc. Tu come ti presenti a questo tentativo? Avrai una barca nuova?
FB: No, purtroppo non c’erano i tempi giusti per poter costruire una barca nuova. Ci presenteremo con una barca charterizzata, seminuova, ma charterizzata. Abbiamo due o tre opzioni e dobbiamo ancora decidere quale scegliere. Le vele che ci accompagneranno saranno le North Sailis che ultimamente hanno fatto dei passi avanti rispetto alle Quantum. Insomma, ci presentiamo per divertirci e se viene anche il risultato, tanto di guadagnato.
ZGN: Dovesse esserci una qualificazione, andrai incontro a un evento che si svolgerà nel 2012 e che, ovviamente, ti obbligherà a un impegno importante nel corso del prossimo anno. Come pensi di sposare questa attività con quella di un’eventuale campagna di Coppa America?
FB: Beh, siccome la Coppa America ancora non è entrata nel pieno dell’attività, per ora non mi pongo ancora il problema. Poi, nel momento in cui avrò questa difficoltà, prenderò una decisione, ma ti dico già ora che se avrò una qualificazione in tasca per Londra 2012, non ci rinuncerei mai, per nient’altro al mondo. Ripeto, per ora la Coppa è in una fase di stallo, soprattutto per i team italiani, quindi non ho voglia di star fermo ad aspettare tempi migliori. E’ un’ipotesi fin troppo ottimistica quella di poter vincere le qualificazioni e magari avere anche una richiesta effettiva di lavorare in Coppa: a quel punto sarei davvero la persona più fortunata al mondo.
ZGN: Ad Atene hai combattuto per la medaglia sino all’ultima giornata ed eri già alla terza partecipazione. La qualificazione è un sogno che insegui a prescindere o per cavarti l’amaro che proprio la trasferta ad Atena ti ha lasciato in bocca?
FB: Beh, tutte le campagne olimpiche mi hanno lasciato un po’ di amaro in bocca quindi, ogni quadriennio che passa, mi piacerebbe avere la possibilità di riprovarci. In Cina non è stato possibile per altri impegni, ma la medaglia resta un sogno. Il sogno di tutti i velisti che sono passati attraverso le classi olimpiche e non importa che tu l’abbia conquista o meno: quando sei lì è come fosse la prima volta. Dev’essere però chiara una cosa: non si può pensare alla medaglia se non si vincono le selezioni per la proprio nazione. E’ necessario pensare a diverse fasi: prima c’è la fase uno, la qualificazione, e poi si pensa alla medaglia.
ZGN: Appena finita la Bacardi Cup, quindi, rientrerai in Italia e continuerai la preparazione con la Star?
FB: Purtroppo prima dell’impegno con Leone (ndr, Rocca), avevo occupati il calendario con altre competizioni. Sicuramente ogni minuto disponibile lo dedicherò alla Star. Ripeto, è una cosa che abbiamo deciso all’ultimo momento e faremo il possibile per presentarci preparati, al punto che qui a Miami, prima della Bacardi, stiamo uscendo nei ritagli di tempo con la Star. Purtroppo non posso annullare tutti gli impegni presi prima di questa decisione. Andrò alla Congretional Cup, e poi, una settimana prima di Palma, andremo in zona per fare un po’ di allenamento. Tra gli appuntamenti che non posso mancare cìè anche la Congressional Cup, che l’anno scorso abbiamo vinto, e alla quale non posso mancare.
D: …vai a difendere il tuo blazer rosso…
FB: …esatto. Non mi piace mancare ad impegni che già avevo preso.
D: A proposito di match race, questa nuova attività inciderà sulla tua presenza alle tappe del World Match Racing Tour o pensi di essere presente a tutti gli eventi?
FB: Ho deciso di fare le selezioni anche perché non andranno in conflitto, per fortuna, con nessuna tappa del World Match Racing Tour. Le selezioni si chiudono a metà maggio e il World Match Racing Tour inizia proprio subito dopo e proseguirà tutto l’anno. Anche questo mi ha dato lo stimolo per ritentare la campagna olimpica. Quando ho preso il calendario in mano e ho visto che le selezioni si svolgevano in un limitato periodo di tempo, ho deciso. Un periodo breve ma intenso, perché Palma, Hyeres e l’evento sul Garda, cadono tutti nell’arco di un mese e mezzo.
D: Anche nel World Match Racing Tour porterai con te una novità: non sarai più porta bandiera di Azzurra, ma di Mascalzone Latino…
FB: Si. Ci siamo iscritti come Mascalzone Latino, che ci da una mano e ci supporta. L’equipaggio sarà più o meno quello dello scorso anno. Siamo ormai affiatati e speriamo di raccogliere buoni risultati.
D: Dagli avversari cosa ti aspetti? Non ci sarà Adam Minoprio, magari potrebbe essere sostituito da qualche giovane talento…
FB: Beh credo che Ian Williams sarà focalizzato più degli altri anni per vincere il titolo. Penso che, assieme a lui, saranno da tenere sotto stretta osservazione Torvar Mirsky e Mathieu Richard. Peter Gilmour, che l’anno scorso non ha fatto bene, è sempre uno che ha una grossa esperienza. Tra i giovani non si può non nominare il kiwi Phil Robertson: ha grinta e talento. Ci sono grandi nomi nel World Match Racing Tour, tanti con esperienza e altri nuovi, ma tutti da tenere sotto controllo. Sarà dura, ma le sfide difficili piacciono… la mia Star ne sa qualcosa.

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